In onore di colui che ha dato il via all’attività, accadeva suppergiù mezzo secolo orsono, l’agriturismo della famiglia Rota si chiama Battista. Ma un po’ per tutti, soprattutto per chi da anni sale la rampa che va da Gromlongo (seguire sempre la massima pendenza sulla strada asfaltata) è rimasto “ol Picolt”, ovvero Picco Alto, dal nome della località di Palazzago che lo ospita.
Salendo, ai bordi della strada e talvolta anche nel bel mezzo, in questa stagione capita di incrociare le mucche e le capre che forniscono il latte da cui Stefano Rota ottiene i formaggi che arrivano in tavola insieme ai salumi (i maiali non li si vedono ma ci sono, perbacco se ci sono). Di eccellente livello il salame ed i cacciatorini; ottima la pancetta tagliata non troppo sottile. Tra i formaggi, complessivamente meno interessanti dei salumi, in evidenza lo stracchino sui caprini freschi e sugli stagionati sia di capra che di mucca.
In accompagnamento le verdure in conserva di casa (saporite e croccanti le zucchine) e le composte di frutta fatte in casa. Seguono casoncelli davvero ben fatti, sostanziosi ma al tempo stesso delicati, di pasta bianca e non tropo sottile come da tradizione e ripieno equilibrato, conditi a puntino con il burro e la pancetta di casa soffritti al punto giusto. Difficile, ma se l’appetito non si è placato, ecco che la polenta cotta a lungo nel paiolo di rame è sempre disponibile ad accompagnare tra i secondi le carni, dal roast beef in questa stagione al brasato invernale. Si chiude con le crostate con le confetture di produzione propria. E pure il vino è di casa: rosso e bianco d’impronta contadina. Un agriturismo vero, in grado di mettere sul piatto un numero elevato di materie prime prodotte in proprio.
IL CONTO: 30 euro tutto compreso (anche i vini e la meraviglia del panorama)
In onore di colui che ha dato il via all’attività, accadeva suppergiù mezzo secolo orsono, l’agriturismo della famiglia Rota si chiama Battista. Ma un po’ per tutti, soprattutto per chi da anni sale la rampa che va da Gromlongo (seguire sempre la massima pendenza sulla strada asfaltata) è rimasto “ol Picolt”, ovvero Picco Alto, dal nome della località di Palazzago che lo ospita.
Salendo, ai bordi della strada e talvolta anche nel bel mezzo, in questa stagione capita di incrociare le mucche e le capre che forniscono il latte da cui Stefano Rota ottiene i formaggi che arrivano in tavola insieme ai salumi (i maiali non li si vedono ma ci sono, perbacco se ci sono). Di eccellente livello il salame ed i cacciatorini; ottima la pancetta tagliata non troppo sottile. Tra i formaggi, complessivamente meno interessanti dei salumi, in evidenza lo stracchino sui caprini freschi e sugli stagionati sia di capra che di mucca.
In accompagnamento le verdure in conserva di casa (saporite e croccanti le zucchine) e le composte di frutta fatte in casa. Seguono casoncelli davvero ben fatti, sostanziosi ma al tempo stesso delicati, di pasta bianca e non tropo sottile come da tradizione e ripieno equilibrato, conditi a puntino con il burro e la pancetta di casa soffritti al punto giusto. Difficile, ma se l’appetito non si è placato, ecco che la polenta cotta a lungo nel paiolo di rame è sempre disponibile ad accompagnare tra i secondi le carni, dal roast beef in questa stagione al brasato invernale. Si chiude con le crostate con le confetture di produzione propria. E pure il vino è di casa: rosso e bianco d’impronta contadina. Un agriturismo vero, in grado di mettere sul piatto un numero elevato di materie prime prodotte in proprio.
IL CONTO: 30 euro tutto compreso (anche i vini e la meraviglia del panorama)