Maria Cristina Mazza espone le sue opere che raccontano il rapporto di gratitudine nei confronti del mondo vegetale. Opere per rendere visibile l’amore per la natura.
Le piante ci nutrono silenziosamente con dignità. Con la loro presenza discreta, donano vita, equilibrio e bellezza senza chiedere nulla in cambio. L’acquerello, con la sua leggerezza e trasparenza, diventa il mezzo espressivo perfetto per dar loro voce, per svelarne l’essenza e restituire attraverso la vivacità del disegno e del colore la reciprocità che ci lega a loro. La mostra di Maria Cristina Mazza, in arte Macrì, “IL PROFUMO DEI COLORI” nasce proprio da questa consapevolezza: riconoscere il rapporto di gratitudine nei confronti del mondo vegetale e renderlo visibile attraverso il gesto artistico. Ogni pennellata è segno di ascolto, ogni sfumatura è valorizzazione della loro esistenza. Le piante non solo offrono ossigeno e nutrimento, ma rappresentano un modello di connessione e interdipendenza, concetti che Macrì esplora nella sua ricerca visiva.
“Nel dare e nel ricevere, nel cercare e nell’essere cercati, nel prendersi cura e nel sentirsi protetti, c’è la reciprocità” scrive Fabrizio Caramagna. Un principio che attraversa l’ideazione stessa della mostra, non solo come tema centrale, ma anche nelle motivazioni delle agenzie socio-culturali che la patrocinano. Le opere di Macrì vanno oltre la rappresentazione botanica: sono ritratti che cercano di restituire dignità a questi esseri viventi. “Se mi guardi esisto” è un altro pensiero di Caramagna che ben si sposa con l’intento dell’artista. Dare visibilità alle piante significa sottrarle all’anonimato, raccontarne la complessità e l’unicità attraverso lo sguardo attento di chi le osserva e le ritrae.
Ma allestire una mostra non è solo un atto artistico: è un impegno concreto, un atto di responsabilità. “Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fin tanto che non vengono trasformati in azioni” diceva Mahatma Gandhi. Esporre significa entrare in relazione con il pubblico, creare un ponte tra emozione e riflessione, tra individualità e collettività. Non ci si trasforma da soli, così come non si cresce in isolamento.
E proprio per evitare di rimanere paralizzati in schemi rigidi e precostituiti, la ricerca artistica di Macrì si nutre di apertura e sperimentazione. Come ricorda il poeta Rumi, “La tua mano si apre e si chiude, se fosse sempre chiusa a pugno o aperta, sarebbe paralizzata”. Nel gesto della pittura, nel segno che si espande sulla carta, si riflette il movimento stesso della vita: un continuo apprendere, lasciar andare, afferrare nuove prospettive. Così come le piante si adattano e crescono in armonia con l’ambiente, così anche noi siamo chiamati a rivedere il nostro sguardo sul mondo, a riscoprire la nostra relazione con la natura, a ritrovare il senso del nostro essere parte di un equilibrio più grande. Macrì, con la sua sensibilità pittorica e il suo sguardo attento, ci invita a questa riflessione. Un invito che non è solo estetico, ma profondamente etico: la consapevolezza che nella reciprocità con il mondo naturale risiede una chiave essenziale per il nostro futuro.
Mostra presentata dall’associazione “Donne per Bergamo/Bergamo per le Donne” nell’ambito del progetto di “valorizzazione del talento delle donne bergamasche” in collaborazione con l’Assessorato delle Pari opportunità del Comune di Bergamo.
Inaugurazione: martedì 6 maggio 2025, ore 17,30
Incontro con l’artista: sabato 10 maggio 2025, ore 10
In foto l’opera: “Ibisco giallo il fiore dell’amicizia”