Alessandro Corti, classe 1910, era cresciuto all’interno dell’azienda di trasporti di famiglia. Con carri e cavalli portavano in giro, recuperandoli sui fiumi, i grossi sassi per Italcementi. Il viaggio di ritorno era notturno: i cavalli avevano ormai imparato la strada e i conducenti potevano dormire in amache di fortuna attaccate sotto ai carri.
Alessandro però, a differenza del padre, guardava a quelle pietre in modo nuovo.
“Papà era più fine. Era un’artista e divenne uno scultore”.
A raccontarcelo è Germano, uno dei quattro figli di Alessandro e Virginia, che con Gualtiero, Fernando e Antonio ha portato avanti l’impresa familiare.
Lo abbiamo incontrato, insieme al Distretto Urbano del Commercio, per farci raccontare la storia della loro attività.
Alessandro e Virginia si conobbero a Salò, dove lei era nata e cresciuta e lui inviato dall’esercito a riposare dopo la seconda guerra. Era nell’ultimo reggimento “Savoia Cavalleria” e montava un cavallo di nome “Quasi”.
Lei era simpatica e bella, onesta e scaltra negli affari. Lui era esile e buono, “un omino da niente, dotato di grande forza” dice grato e innamorato Germano.
E fu proprio questa mamma, forte e battagliera, a farsi prestare i soldi per avviare la propria attività e iniziare con i marmi.
Alessandro scolpiva con precisione e creatività, Virginia aveva il talento del commercio.
Con i figli Virginia teneva il pugno di ferro. “Dava botte da orbi’ dicono, ‘e ci portava sempre con sé.”
Ottenne la patente di guida a 50 anni, ma non imparò mai a fare la retro; per questo l’accompagnava Germano che, pur arrivando a stento ai pedali, si occupava all’arrivo di parcheggiarle l’auto.
“Era una donna unica. A lei dobbiamo l’ottanta per cento dell’impresa che ancora gestiamo” aggiunge convinto Fernando.
Oggi la Marmi Corti si divide tra Bergamo e Azzano San Paolo. In città ci sono due showroom – a Borgo Palazzo e Città Alta – prettamente dedicati all’arte funeraria e alla lavorazione artistica di marmi e graniti.
Qui hanno lavorato per lo più Germano, Fernando e Antonio e oggi sono entrati anche tre dei loro figli maschi: Alessandro, primo nipote e omonimo del nonno, Giordano e Omar.
Giordano, poco più che ventenne, taciturno, con lo sguardo dolce e le braccia tatuate, si occupa della parte amministrativa e commerciale. In realtà è lui che si prende cura delle famiglie che arrivano dopo aver perso un caro, è lui che li accoglie, li ascolta e gestisce i momenti più difficili.
“All’inizio è stato faticoso, ora riesco a farmi coinvolgere un po’ meno. Ma resta indubbiamente la parte più delicata del lavoro”.
Omar, figlio di Germano, con lo sguardo di chi vuole sfidare il mondo, è impegnato nel lavoro manuale di preparazione e creazione dei marmi. Lui preferisce star da solo. Il lavoro chiede precisione e grande concentrazione.
Germano, che parla senza quasi prender fiato e con i modi severi ereditati dalla madre, si ammorbidisce per un istante. “I nostri giovanotti sono sempre davvero gentili”.
Ad Azzano invece c’è l’impresa che esporta i propri prodotti in tutto il mondo. È guidata dal primogenito Gualtiero e dà lavoro a circa 30 persone. Qui marmi, pietre e graniti diventano arredi per case, hotel ed uffici. È indubbiamente il fiore all’occhiello della famiglia Corti.
“Il vero artista era papà: ha realizzato anche alcuni dei capitelli della galleria di Milano. Noi siamo artigiani, volenterosi e appassionati con in testa e nelle braccia la forza di nostra mamma”.
L’unica donna di questa impresa.